Direzione e lavoro. C'è un tempo per sbagliare?

20.05.2021

Oggi ti parlo di direzione personale, vocazione, missione, comunque vuoi chiamarla, si tratta di quella spinta ad esprimere la parte più autentica di te. Sul tema ho scritto un libro (La Missione di Vita), ma questo articolo non è una pubblicità al mio del libro che ha già raggiunto molte persone. Lo menziono solo per spiegarti il perché parlo spesso di direzione e  perché sono preparata sull'argomento. Molti ne parlano, ma spesso usano soltanto le loro esperienze personali di cambiamento, come se fossero un modello standard applicabile alle altre persone e questo è assai pericoloso, perché tu non sei uguale a nessun altro.

Il mio libro cerca, invece, di porsi in maniera delicata e flessibile, esaminando vari aspetti di questo tema. E' arrivato nelle mani di persone di vario genere, alcune soltanto curiose, altre (la maggior parte) mosse da una certa frustrazione di solito si manifesta a 35, 40, 45, 50 anni e anche più.  Capita di arrivare ad un certo punto della vita e svegliarsi all'improvviso, con la sensazione di aver sbagliato tutto, soprattutto nella scelta lavorativa. 

E arrivano domande pungenti di questo tipo:

"Che cosa sto facendo?"

"Qual è il mio scopo?"

E insieme alle domande batte il tempo la sensazione di aver veramente sbagliato tutto: di aver sbagliato a scegliere quella strada e poi quel lavoro quando ero giovane. In realtà non si tratta di un errore; è possibile che in alcuni casi si sia trattato di scelte poco meditati, ma non sempre si tratta di questo.

Non esiste un tempo per sbagliare, ma un tempo dei bisogni.

Che cosa vuol dire?

Vuol dire che da giovani normalmente si è focalizzati su bisogni diversi dalla realizzazione dell'Essere, come il bisogno di autonomia, il bisogno di riconoscimento, il bisogno di sicurezza economica. 

 Questo spiega perché una persona ha accettato il primo lavoro che gli è capitato o spiega perché qualcuno ha seguito lunghi percorsi di studio per seguire una carriera e poi tutto questo si scopre essere molto lontano dalla vocazione naturale della persona.

Ma non solo. A volte non si tratta neanche di questo. Se, infatti, la direzione è unica, non vuol dire che essa chiami ad un'unica espressione per tutta la vita. 

Può capitare, che da giovane quella tua scelta era proprio quella giusta per quel momento anche in rapporto al tuo bisogno di realizzazione, ma la vita ti ha portato a sentire anche altre pulsioni più forti che ti chiamano ad esprimerti in un altro modo.

Nessun errore, dunque, neanche in questo caso. 

Quindi se ti trovi a sentire una certa chiamata al cambiamento, non colpevolizzarti per scelte fatte in passato e ascolta quella voce, con delicatezza e garbo per vedere che progetti si suggerisce.

A volte può aiutarti a fare pace con il tuo lavoro: non è detto che ti spinga a rivoluzionare la tua vita. 

E se invece ti suggerisce un cambiamento vero e proprio, consentile di esprimersi, progettando senza premura e senza fare colpi di testa.

Questa è una parte del mio lavoro con le persone, accompagnandole a creare un solido ponte per la trasformazione, trovando una quadra anche con la situazione presente, in modo che la costruzione sia meno faticosa.

Non ci sono modalità uniche per lavorare su questo aspetto e posso dirti che ogni persona mi aiuta a scrivere una nuova pagina del mio libro: un metodo che continua a crescere strada facendo seguendo le esigenze uniche e particolari dei miei clienti.