Ideazione lavoro in un mondo in movimento
Vorrei iniziare con un articolo più allegro, visto che questo è il primo contenuto che pubblico all'interno del mio blog, ma penso che sia più utile scrivere qualcosa di pertinente al periodo e sempre in un'ottica positivamente lucida e funzionale, consona al mio modo di essere e di agire.
Condivido con voi le mie riflessioni e le mie esperienze di questo particolare momento storico, per fornire anche qualche suggerimento per la ripresa.
In questo periodo di emergenza ho cercato di accompagnare le persone nel processo di cambiamento, a partire dalla prima fase che richiedeva un progressivo adattamento alla trasformazione forzata della vita, scaraventata improvvisamente al di fuori dell'area di comfort, con un radicale mutamento di abitudini.
Ho seguito passo dopo passo questo momento portando alle persone che mi seguono messaggi e strumenti di resilienza attiva, sensibilizzandole all'azione e al distacco dalla situazione, aiutandole a non essere fagocitate dalle notizie, dalle polemiche e dalle fazioni che si sono inevitabilmente formate.
Ho, inoltre, aiutato le persone a trarre beneficio da questa situazione, un beneficio che si chiama tempo, quel tempo che è sempre mancato per tutto e per tutti e anche se si è presentato nella maniera meno desiderabile, era pur sempre tempo, tempo da sfruttare bene, non certo per coltivare distrazioni improduttive, ma per fare il punto su tanti aspetti, progetti e decisioni personali: un momento di raccoglimento attivo per riorganizzare la propria vita.
Io personalmente l'ho fatto e non c'è stato un giorno di questo periodo in cui non abbia lavorato, per seminare e per dare alle persone quello che è nella mia disponibilità. Ho creato e donato molto, perché amo il mio lavoro e vivo il fare come un piacevole investimento. Ho seguito l'onda, con la mente aperta ad ogni flessione nella situazione e nell'atteggiamento del mio pubblico e quest'ultimo aspetto è un punto fondamentale che va tenuto in massima considerazione proprio adesso, per affrontare la fase successiva, quella della progressiva ripresa delle attività.
Probabilmente chi ha lavorato bene in questo periodo si troverà favorito nel processo di adattamento e di ideazione, ma occorre mantenere alto questo livello di attenzione, cercando di non essere deviati da messaggi fuorvianti. Mi riferisco a tutti quei consigli divulgati in rete che pongono l'attenzione esclusivamente sul modo di lavorare: "cambierà il modo di lavorare, devi adeguarti al digitale", "devi adattarti a questa nuova era del lavoro on line", "crea il tuo video corso e vedrai che risultati", etc.
Questo è vero, ma non basta.
Una mente effettivamente aperta alla lettura del mercato, si rende conto che questo tipo di messaggio è parziale e persino secondario, perché parlando solo del cambiamento della modalità di lavoro, si trascura di interrogarsi su un altro quesito fondamentale che riguarda "il cosa", ossia la natura, il contenuto e la funzione dell'attività. Chi parla solo delle modalità come soluzione al cambiamento post emergenza, finisce per dare per scontato che "il cosa" non subisca alcun mutamento, ma così non è o, quanto meno, non sarà per tutte le attività. Alcune traballavano già prima, altre se la cavavano a mala pena, strizzando il mercato, a caccia di una nicchia, a volte un po' forzata e non si trattava solo di essere più o meno bravi e in linea con l'ultima tendenza nelle modalità di lavoro, ma semplicemente di scarsità di richiesta a fronte di un eccesso di offerta.
Ed ora bisogna essere ancor più fini, più sottili e anche più duttili.
Questo periodo comporterà, infatti, delle flessioni e delle variazioni vere e proprie nella gerarchia dei bisogni umani, come conseguenza dei probabili mutamenti delle condizioni economiche personali. Negarlo significa chiudere gli occhi senza vedere l'influenza concreta che questo avrà anche (e prima di tutto) sul "cosa", perché ogni volta che si vende un prodotto o si presta un servizio, in realtà si vende la soddisfazione di un bisogno e per vendere e prestare occorre che il bisogno sia avvertito in maniera intensa. Non dico questo per demoralizzare le persone, ma per aiutarle a valutare bene gli investimenti, in termini di tempo e denaro, che stanno già facendo in funzione della ripresa, nonché per aiutarle ad agire in maniera più mirata.
Non esiste una ricetta magica per farlo, ma ci sono alcuni punti chiave da seguire costantemente con massima attenzione:
- ascoltare le persone in generale: ascoltare i bisogni delle persone e le loro variazioni (i social, per esempio, sono un terreno assai fertile, non solo per vendere, ma ancor prima per capire il cosa vendere, il cosa fare, il cosa dire, perché sui social le persone parlano e parlano molto anche dei loro cambiamenti nel modo di vedere le cose);
- ascoltare le persone a target: tenere sotto controllo le flessioni nei bisogni delle persone che rientravano nel proprio target di attività, ossia quelle persone che manifestavano un bisogno in linea con quello che si offre, per poi chiedersi se questo bisogno esiste ancora invariato oppure se ha subito qualche flessione e agire per aggiustare il tiro;
- ascoltare anche i nostri bisogni in funzione dei nostri obiettivi: questo elemento è molto importante e si traduce in un approccio lucido che consente di verificare gli obiettivi lavorativi in rapporto alla gerarchia dei nostri bisogni e alle fluttuazioni che tale gerarchia può avere subito a seguito della situazione attuale. Mi spiego meglio: se una persona prima del lockdown svolgeva un'attività funzionale al proprio bisogno di realizzazione, anche se rischiosa in rapporto al bisogno di sicurezza economico, ma poteva permetterselo, perché il livello di rischio era sotto controllo, è importante che adesso rifletta e si chieda se è variato qualcosa in rapporto alla propria gerarchia di bisogni e nel caso di risposta positiva compiere degli adattamenti. Adattarsi non significa abbandonare obiettivi più alti, bensì rimboccarsi le maniche e aguzzare l'ingegno per trovare il modo di integrare nuovamente entrambi i bisogni, anche se questo potrebbe comportare qualche variazione di programma.
- allenare la flessibilità mentale e pratica: imparare a cogliere le sfumature della situazione e applicarle alla propria attività o usarle per creare qualcosa di nuovo (chi osserva e ascolta ha più possibilità di cogliere occasioni che, per i più, rimangono nascoste)
- mantenere alta la visione: ricordarsi sempre della persona che si vuole essere nel mondo e non importa quanto sia grande o lontana la meta dalla realtà di oggi, perché questa immagine aiuta a mantenere alta la motivazione, non solo nel perseguire la visione in sé, ma anche negli adattamenti intermedi che eventualmente la situazione potrebbe richiedere.
Se si lavora bene su questi aspetti, allora ha senso parlare di modalità e investire sulle modalità, ma il mio consiglio è quello di investire prima di tutto sul "cosa" e poi sul "come".
Io l'ho fatto e le cose si muovono a mio favore, perché il mio motto è "non resistere al cambiamento, ma cambiare con il cambiamento, fluire nonostante tutto".
Questo è un buon momento per iniziare a fare la stessa cosa anche tu, perché manca poco al prossimo step.