Multipotenziali e lavoro. Consigli utili.

09.06.2020

Questo articolo è dedicato alle persone che hanno tante abilità 

e sentono lo stimolo di esprimerle tutte anche nel lavoro.

Parlo di coloro che vengono definiti multipotenziali, categoria recentemente coniata per descrivere un fenomeno esistente da sempre. I multipotenziali ci sono sempre stati, famosi (vedi Leonardo da Vinci) e non.

I discorsi che sono nati intorno alla multipotenzialità hanno, tuttavia, generato un effetto ingannevole, con una tendenza diffusa ad autoidentificarsi nella categoria in maniera superficiale, per il semplice fatto di avere tanti interessi, una certa discontinuità  causata da una radicata propensione alla noia o una certa dispersione di energie senza riuscire a concludere nulla o per il semplice fatto di avere un'attitudine all'arrangiamento, creando "fritti misti" poco produttivi nell'ambito lavorativo nel vano tentativo di aumentare la monetizzazione.

Non credo si tratti di questo ed anche se mi sbagliassi, l'articolo non si rivolge a queste situazioni, ma soltanto a quelle persone che presentano caratteristiche specifiche come queste:

  • attitudini molteplici, riscontrabili oggettivamente (nel senso che si tratta di abilità visibili capaci di produrre risultati), di solito diverse tra loro, se non addirittura apparentemente incompatibili, come accade nella convivenza di abilità logico-scientifiche ed estro creativo;

  • stimolo intenso alla sperimentazione delle proprie attitudini in campi differenti: un campo solo viene avvertito come limitante e inidoneo ad esprimere tutto il potenziale;

  • prolificazione di idee svariate e stimolo di cambiamento: il cambiamento non chiama all'azione per noia, ma è suggerito da un qualcosa di nuovo che appare più interessante;

  • capacità logico deduttive spiccate nella composizione di argomenti diversi: velocità nel cogliere ed elaborare stimoli diversi in maniera creativa.

Nonostante il quadro descrittivo appaia allettante e invidiabile, in realtà non è privo di difficoltà.

Chi ha queste caratteristiche vive spesso dei momenti improduttivi e di disagio, soprattutto in rapporto all'identificazione sociale nell'ambito lavorativo.

Il mercato predilige lo specialista, caratterizzato da una chiara e univoca identità professionale.

Il multipotenziale, frequentemente, sente di non avere questa identità e incontra difficoltà nella descrizione di sé, per la quantità e la diversità delle attività che svolge (o che vorrebbe svolgere). In alcuni casi, tende ad adattarsi, penalizzando le sue peculiarità e costringendosi a scegliere. Inutile dire che la rinuncia per il multipotenziale è terribile: significa lasciare un pezzo di sé.

Altre volte tenta di integrare e qualche volta ci riesce, ma se l'attività non è sufficientemente flessibile ai nuovi stimoli che inevitabilmente arriveranno, finirà per avvertire ancora quel senso di costrizione e limitazione.

Quale soluzione?

Non esiste una soluzione univoca, ma ci sono alcuni accorgimenti che possono essere utili se ti riconosci in questa categoria. Per me lo sono stati e ti parlo da multipotenziale.

Si tratta di questo:

  • conoscere il minimo comune denominatore: essere multipotenziali può comportare una chiamata multipla (chiamata a compiere più attività nel corso della vita talvolta anche contemporaneamente), ma la vocazione, intesa come nocciolo essenziale, è tendenzialmente unica. Scoprire la propria vocazione, in questo caso, significa trovare quei talenti, valori e tendenze personali comuni in tutte le direzioni che senti di voler prendere. Anche le abilità più lontane tra loro hanno quasi sempre una chiave di lettura comune. Non è detto che questo ti porti a compiere un'unica attività, ma conoscere il nucleo comune, può calmare l'animo e portarti a integrare con maggiore serenità. Di questo aspetto, ne parlo nel mio libro (La Missione di Vita. Scoprire la propria vocazione come primo passo verso il benessere. Gagliano Edizioni, 2019, Bari)

  • educarsi ed educare alla multipotenzialità: tanto è abbondanza, non caos. Chi vive serenamente la multipotenzialità conosce la differenza, ma occorre compiere uno sforzo in più: imparare a comunicarlo, senza sentirsi a disagio. Se è vero che l'abbondanza non è mancanza di identità professionale, è altrettanto vero che chi ti ascolta fuori non lo sa e non puoi pretendere che legga la tua mente, per questo è necessario avere una consapevolezza piena e chiara della tua identità multipla, per poterla spiegare agli altri in maniera altrettanto piena e chiara;

  • vivere da multipotenziale con umiltà: accettarsi con gratitudine e proporsi con umiltà. Il disagio a volte viene tradotto in supponenza, con messaggi rivolti al prossimo, che seppure non espressi, arrivano comunque e producono un effetto respingente, come l'idea che "proprio perché so fare tante cose, sono migliore di te, che infatti non mi capisci"

  • rimanere autentici e avere fiducia: piegati alle esigenze della società nella misura minima  strettamente indispensabile al sostentamento e quindi nei tuoi obiettivi a breve termine, ma mantieni alta e costante la visione a lungo termine di quello che sei e cerca di esprimere il più possibile chi sei in ogni contesto; la vita ti porterà in tutte le direzioni che vorrai effettivamente percorrere se rimani te stesso e coltivi la fiducia in quello che sei.                                        

Ogni caso è naturalmente diverso e non esistono formule univoche per far funzionare la multipotenzialità. 

Posso dirti che lavorare con i multipotenziali per me è un piacere, perché scopro universi sempre nuovi che stimolano ulteriormente anche la mia molteplicità. Inoltre la struttura delle sessioni di ideazione che tengo, non standardizzate, ma modellate sulla situazione concreta, si adatta perfettamente alla richiesta del multipotenziale. 

Tra simili ci riconosciamo e possiamo fare grandi cose insieme.

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