Risorse in tempo di crisi. Pensare in grande o pensare in piccolo?

26.04.2020

Il mio precedente articolo invitava ad una lucida analisi del presente, in vista della progressiva ripresa delle attività (se non lo hai letto, lo trovi a questo link), portando l'attenzione, non solo sui possibili cambiamenti nelle modalità di lavoro, ma anche e soprattutto sulle flessione dei bisogni delle persone, che potrebbero subire mutamenti nella gerarchia delle priorità o, quanto meno, alcuni bisogni potrebbero non essere totalmente sostenibili economicamente nell'immediato. 

Nessuna nota di pessimismo in tutto questo, né un invito a pensare in piccolo, anzi...

L'approccio analitico della realtà, che ho consigliato di adottare, può condurre a ridimensionare alcuni obiettivi nel breve termine e questo è sano e sensato, ma non significa ridimensionare la visione, ossia il tuo macro obiettivo della vita: chi vuoi essere nel mondo, come vuoi essere riconosciuto e ricordato, il tuo cosa e il tuo perché, la tua vocazione. 

E la visione personale non è mai qualcosa di piccolo, 

per sua natura, perché permette di esprimere il massimo di se stessi.

La visione è fondamentale sempre, anche nei momenti di difficoltà, perché ti permette di portare avanti tutto quello che è in linea con te, nonostante gli aggiustamenti del caso e il ridimensionamento dei singoli passi, ti darà la motivazione, la determinazione e la luce per andare oltre, per vedere le opportunità nella crisi, ti permetterà di amare anche quei piccoli passi seppure molto lontani dalla realizzazione della tua visione.

Ma per mantenere una visione, bisogna prima di tutto averla e purtroppo non tutte le persone si concedono di costruirla e viverla. Non a caso ho scritto un libro che aiuta le persone a creare la visione (La Missione di Vita-Scoprire la propria vocazione come primo passo verso il benessere, pubblicato da Gagliano Edizioni, Bari, 2019), perché nella gran parte dei casi manca totalmente e la vita scorre automaticamente nell'insoddisfazione cronica.

Questo accade per tante ragioni che discendono dalla individuale mappa del mondo, fatta di convinzioni piuttosto radicate, come queste, per esempio:

  • Pensare in grande - e ancor di più manifestare la propria grandezza promuovendo se stessi - è disdicevole, non rispettoso delle persone che se la cavano male, che sono tristi, che sono infelici.

  • Pensare in grande è una prerogativa di pochi eletti (non ho abbastanza bravura/ non ho abbastanza fortuna/non sono nato nell'ambiente giusto per raggiungere certi livelli/ormai sono troppo vecchio, etc.)

  • Pensare in piccolo è la qualità migliore, tipica delle persone più umili e autentiche, le uniche che sanno veramente apprezzare le piccole cose.

  • Pensare in grande è poco spirituale: pensare è poco spirituale, bisogna essere e basta.

Chi nutre questi pensieri, nella migliore delle ipotesi, avverte un senso di incolmabile lontananza dai modelli di successo, seppure provando ammirazione per loro senza sentimenti negativi o, nella peggiore delle ipotesi, avverte sentimenti di invidia o disprezzo o, comunque, giudica chi è lontano dal suo modello di vita orientata al piccolo. In quest'ultimo caso decantare la piccolezza diventa un mezzo per l'affermazione di se stessi, anche se viene espresso come ode all'umiltà.

Per fortuna nella mia vita ho conosciuto più persone del primo tipo, ma le seconde esistono e quando le incontri vanno tenute a bada, perché hanno il potere di contaminare la tua visione, facendo leva su convinzioni antiche, che tendono a resistere anche quando le hai addomesticate.

Ad ogni modo, questi modelli di pensiero, anche quelli del primo tipo e quindi più moderati, non porteranno mai alla realizzazione personale. Sono estremamente bloccanti e non aiutano nei momenti di crisi come questo. Si può cambiare sempre, anche se non è questione di un attimo, ma di un processo evolutivo consapevole, iniziando a confutare quelle convinzioni radicate, iniziando a sperimentare nella propria vita che:

- pensare in grande non è mai disdicevole perché chi persegue la propria grandezza, non può che dare un contributo altrettanto grande al mondo

- pensare in grande non è una prerogativa di pochi eletti, perché il pensiero e l'immaginazione sono nella disponibilità di tutti; pensare in grande è concretamente possibile, mentre per la realizzazione bisogna anche agire con perseveranza e fiducia: le occasioni arriveranno di conseguenza

- pensare in grande non è sintomo di arrivismo ai danni degli altri, né di scarsa autenticità, bensì è amore per se stessi e per le persone a cui teniamo di più, alle quali, in questo modo, possiamo dare di più e condividere con loro la concreta possibilità di assaporare veramente anche le piccole cose, non avendo più la preoccupazione di tirare avanti con fatica

- pensare in grande non è neppure poco spirituale, perché la visione nasce proprio dalla parte più pura e spirituale di noi, a cui il pensiero e le azioni danno semplicemente voce. Se siamo Uno, l'Uno è forse piccolo?

Questo è il mio sentire, sicuramente opinabile, ma è la mia esperienza che, fino ad ora, ha trovato conferma nei fatti. Ho passato una parte della mia vita a tenere a bada i pensieri in grande, perché non ero stata educata alla grandezza e così in quella parte della mia vita non ho concluso molto (se non il minimo indispensabile), ma nella parte successiva, che perdura da almeno dieci anni, quando finalmente mi sono permessa di avere una visione, iniziando a percepirla come "cosa buona e giusta" e alla mia portata, ho coltivato pensieri in grande, con massima dedizione e impegno quotidiano, portando a casa sempre i risultati, anche nei momenti peggiori.

Chiudo con un ultimo messaggio: 

avere una visione e pensare in grande ha anche un ulteriore effetto, che definisco miracoloso: 

ogni azione, persino la più umile, viene compiuta con grandezza

Posso confermarvi questo con un esempio pratico della mia vita: provo grandezza anche nel gesto di pulire il pavimento di casa e quel gesto diventa in questo modo un atto di grazia.

Buona visione a tutti.